UN VIAGGIO A
SCROCCO
I CAMIONISTI.
Quando i
camion sfrecciavano ,portandosi con sé polvere e creando mini tornado che mi
avvolgevano completamente pensavo : “perché sti stronzi non si fermano mai ?!”.
Quando all’ennesimo camion, mordicchiando l’ultimo pezzo di panino ,l’unico
superstite della sera precedente, ero ormai rassegnato, puntualmente si fermava
uno di questi giganti e mi riempiva il cuore di felicità e ,quasi sempre,
finivo mezzo strozzato. Nonostante ,oltre al pollice in su, eravamo forniti di
cartelli con la nostra destinazione giornaliera, la frase preferita dei
camionisti era: “pa’ donde van?” (dove sono diretti?). Queste parole erano la
rassicurazione finale.
Il “pa’
donde van”, è come il “fifa tsn gheim”
di FIFA ’98 : obbligatorio per cominciare a giocare. Comodi ,seduti a 2 metri e
mezzo dal suolo,con lo sguardo fisso sui paesaggi mozzafiato del deserto, a 90
all’ora ,cominciava la seduta psicoanalitica. Più per sicurezza che per mania, cominciavo ad analizzare il
profilo psicologico dei vari camionisti. Se un camionista è un potenziale
assassino , con un poco di attenzione, lo si vede da subito. Certo, una
volta a bordo, ti tieni il camionista
maniaco e aspetti la morte, ma almeno la aspetti consapevolmente. Per fortuna
nessuno dei nostri “traghettatori” era
un maniaco omicida, anche se molti avevano personalità e profili psicologici
abbastanza particolari. Generalmente il 70% dei camionisti è alienato. Questa
porzione di camionisti, parla sempre del suo lavoro, del perché lo fa, del
fatto che la strada lo libera dalle preoccupazioni di tutti i giorni. Spesso
questo “genere” di camionisti ha una
famiglia. I loro camion sono più che altro album fotografici portatili in
continua evoluzione. C’è la sezione “figli dalla prima moglie”,poi quella “figli
dalla seconda moglie” e alla fine la “sezione devozioni”. Oltre a Cristo , i
più venerati dai camionisti cileni, sono la Madonna e San Expedito( patrono di
tutte le cause, expedito in spagnolo significa, spedito, veloce. Quindi è un
Santo davvero efficiente). La poligamia è abbastanza diffusa tra i “camioneros”
cileni. I pochi single accanto ai santi protettori appendono decine di
calendari, ma , a dire il vero, i calendari non sono prerogativa esclusiva dei
“solteros”, spopolano anche tra gli ammogliati, nella sezione “svago”. Dire
alienato ,non è disprezzare il camionista, con la maggior parte di questi ho
avuto belle esperienze e non mi sono annoiato. Grazie all’incontro con gli
“alienati” so,per esempio, che è meglio comprarsi un camion americano,che
combina potenza e velocità. Invece i camion europei, più accurati nel desing,
abbinano il comfort a basse prestazioni. Ma oltre a queste perle tecniche,
viaggiare con gli alienati è un’esperienza che ti apre gli occhi su molte cose.
Mi sono più volte soffermato a pensare : ci sono moltissimi camionisti sparsi
per il mondo e a nessuno è mai interessato cosa gli passa per la testa, perché
hanno scelto di essere camionisti , quali sono le loro idee politiche, che cosa
sanno del “mondo reale”. I miei dubbi li ho riversati su di loro e si sono
trasformati in risposte stupefacenti. Chiaramente una buon parte , fa questo
lavoro perché è ben pagato, questi sono i veri alienati. La maggior parte
,però, lo fa perché gli piace davvero. Pare che passare settimane al volante su
lunghe strade monotone ,rischiando la vita , completamente soli, li aiuti a
pensare e a maturare convinzioni. Alcuni di loro mi azzarderei a chiamarli
“filosofi metropolitani”.
L’altro 30%
è ancora più stupefacente. Ci sono gli accoglienti/ospitali. Considerano il
camion la loro casa, ti fanno sdraiare sui loro letti, ti offrono da mangiare ,
da bere e ti fanno scegliere la musica. Sono passivi, a loro piace ascoltare,
quindi io parlavo. Ci sono poi i filantropi , che sono i peggiori se si vuole
percorrere grandi distanze in poco tempo. A me è capitato di dover percorrere
300 km con uno di questi filantropi. A dire la verità all’inizio il tipo poteva
essere inserito tranquillamente nella categoria degli ospitali, ci ha offerto
da mangiare e da bere. Si è rivelato filantropo quando,dopo 1 ora di cammino ,
si è fermato per la prima volta a offrire da bere ,da mangiare e a regalare
qualche spicciolo al famosissimo eremita del km 1265 della ruta 5. L’eremita
merita un breve inciso. Per giorni, tutti i vari camionisti ci hanno raccontato di lui. Ci dicevano che era
stato coinvolto in un incidente automobilistico ( all’altezza dello stesso km)
e che tutta la sua famiglia ,che viaggiava con lui, era morta. Da quel giorno,
narra la leggenda , il tipo si è costruito con le proprie feci una specie di
igloo (bianco,per non attirare i raggi solari),
sta cercando di sviluppare e migliorare la stessa tecnologia per
costruire un complesso di case nella città più vicina e parla con gli alieni
(venusiani). Chi si trova a passare di lì e conosce la storia lascia
all’eremita cibo , acqua e spiccioli. L’eremita sceglie e ringrazia(molto
freddamente). Quel giorno , l’eremita accettò il nostro pane ,anche se non era
“fresco”, ci tolse così la nostra cena. Ma il filantropo non è mai domo, non si
stanca mai di aiutare. Il filantropo che ci toccò quel giorno era un campione
di generosità. Prima di arrivare alla nostra destinazione si fermò altre 2
volte. La prima per aggraziarsi la Vergine Maria,in un santuario costruito
lungo la strada e la seconda per aiutare una professoressa trentenne con
annessa prole di pochi mesi e genitori ultrasettantenni , rimasti per ore nel
deserto accanto alla loro auto in panne. Durante tutto il cammino non smise mai
di giustificare i suoi atti di bontà con la frase : “io faccio del
bene,perché alle persone che fanno del
male Dio non le aiuta. Vedete, per esempio il mio compagno che non vi ha voluto
prendere a bordo, lui è cattivo ed è già stato punito. La settimana scorsa ha
avuto un infarto,ma lui continua a comportarsi male. Nonostante questo, io
continuo a “scortarlo” , perché sono buono.” L’ultima categoria sono i
“cazzari” o, per dirlo in italiano corrente, i mitomani. I camionisti che
rientrano in questa categoria esagerano qualsiasi cosa .Che sono dei “cazzari”
lo capisci, perché tutti i “cazzari”, prima o dopo, in 6 ore di viaggio ,
sparano la “cazzata” del secolo che li sbugiarda. A noi ci toccò il “cazzaro”
l’ultimo giorno. Fu il “dulcis in fundo”. Appena mi vide, esausto dopo 2 ore e
mezza di attesa, mi chiese : “di dove sei?” ed io “Italiano” e lui “io non
prendo italiani, non mi piacciono!”. A quel punto della conversazione,
combattuto, tra la volontà di arrivare il prima possibile a casa e l’orgoglio
nazional-popolare ,stavo quasi girando le spalle e lasciandolo alle sue stupide
convinzioni razziste, quando mi disse: “vabbè, se la tua ragazza è
cilena,potete salire”. Salimmo a bordo. I "cazzari", al contrario degli ospitali,
sono super attivi,loro parlano in continuazione, quindi Io annuivo. Tutto quello che il tipo ci
diceva, ricorrendo alle migliori tecniche di retorica ci sembra assolutamente
indiscutibile. Vero al 100%. Ci raccontò in 2 ore la sua vita a metà tra il
gangster dei film americani e il banchiere della porta accanto. Tra traffici di
stupefacenti in Germania, dove il nostro "cazzaro" studiava inglese, al banchiere in Cile, con il colpo di scena
finale (tipo film strappalacrime). Il nostro camionista cambiò vita e decise di
aiutare il fratello ,investendo i soldi che aveva guadagnato illegalmente in
Germania, comprando un camion e aprendo un’impresa di autotrasporti.
Giustamente l’artefice del cambio fu la signora anziana, la sua vicina di casa,
che in punto di morte gli aprì gli occhi sui veri valori della vita. Da quel
giorno sfreccia su e giù lungo la panamerica , in compagnia del suo amato
fratello, con il quale si tiene in
contatto via radio ogni 5 secondi.
Chiaramente il nostro ex “bad boy” vive
una storia tormentata con la madre dei suoi figli( anche lui rispetta la regola
della poligamia), che lo lasciò per mettersi con un poliziotto. Indovinate! In preda ad un
raptus di gelosia , il mio amico camionista, malmenò il suo rivale in amore, lo
mandò all’ospedale e da quel giorno è un camionista ricercato.
Ricapitolando,noi ci trovavamo di fronte ad un bad boy ,all’ imbrunire,in pieno
deserto. Non dico paura,però un po’ di impressione era normale che ci
provocassero i suoi racconti. Il nostro cazzaro, però , quanto mancava 1 ora e
mezza alla nostra meta, si sbugiardò. Si
fece prendere la mano e ci disse: “io lo so che voi lo sapete, mi avete già
incontrato, io sono un angelo!” . Tra un suo monologo e l’altro,
precedentemente,io avevo parlato di mio nonno , della sua gioventù da boscaiolo
e del fatto che andava al bosco in groppa ad un asinello in piena notte. In un
raptus di mitomania, mi guardò fisso negli occhi e mi disse : “tuo nonno non ti
ha mai raccontato di quando l’asino gli parlò?”. Si sbugiardò. Nonostante le
cazzate, le opere buone, la loro accoglienza tutti le categorie descritte sono
abbastanza piacevoli. Le lunghissime ore di viaggio passano veloci e la
stanchezza lascia lo spazio alla curiosità.
L’ultima categoria, al di sopra di tutte le
precedenti è quella del camionista “pesante”. Non pesante, grasso,ma pesante
noioso. Il tipico camionista “pesante” a mala pena ti saluta quando entri nel
camion, non ti dirà mai il suo nome e se parla è solo perché è un umano anche
lui, ed ogni tanto qualcosa deve dirla. Il camionista “pesante” è il più
pericoloso di tutti. Con la sua estrema passività,allontana tutti gli spunti di
conversazione. Ascolta musica super rilassante. Salire sul suo camion è come
prendersi un sonnifero. Il colpo di sonno per lui e per chi viaggia con lui è
sempre in agguato. Per questo motivo io e la mia ragazza ci siamo inventati la
tecnica del “sonno alterno”. Uno di noi due si siede al lato del camionista e
comincia a bombardarlo di domande, cercando di trovare l’argomento che lo
stimola,l’altro si apparta sul letto del camion. Chiaramente, la tecnica
funziona se i due passeggeri collaborano : uno riposa e l’altro lavora. Nel
nostro caso,io ero il prescelto per cominciare. Era durissima, il paesaggio
bello,ma monotono del deserto appesantiva i miei occhi, la stanchezza di giorni
di “ viaggio a scrocco “ faceva il
resto. Io puntualmente crollavo e la mia ragazza continuava a sognare. Per
fortuna il camionista “pesante” non si trova noioso e non si appisola mai.
Paz amor y
libertad.
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