LE
CARAMELLINE.
L’Argentina
è insieme al Brasile il Leader economico del Sudamerica, l’allevamento,
l’agricoltura, l’industria estrattiva,l’industria manifatturiera contribuiscono ad arricchire
il Pil argentino. Ma In Argentina e soprattutto qui a Mendoza non c’è sviluppo
economico che possa impedire il fiorire della vendita al dettaglio
In centro,
in periferia in lunghissime strade, in “vicoli stretti”, dappertutto ,come
funghi sbucano i negozietti di vendita al dettaglio di qualsiasi cosa. Qui si chiamano
almacenes o semplicemente “negocios”. In generale cominciano come
tabaccherie poi crescono e diventano panetterie,le migliori fanno il salto di
qualità e alla merce aggiungono qualche
articolo da salumeria. Alcune nel punto più alto dell’attività arrivano
a far convivere pane e coca cola con schiume da barba , accendini e occhiali da
sole. Un bazar. A Tito c’era Zie Maria, al convento,ma la globalizzazione ha
travolto anche lei,adesso rimane, come fiore all’occhiello dell’economia al
dettaglio Rocchina d’ pettu. Presto però tutto questo,anche nelle remote
cittadine della Basilicata finirà.
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Negocio |
Per questo
camminando per le strade mendosine mi
sembra di camminare lungo una linea del tempo,al ritroso fino alla mia
infanzia. C’è da dire che esistono grandi supermercati,ma pare che gli argentini preferiscano i piccoli
almacenes ai giganti pieni di
scaffali. La spiegazione è fin troppo facile. Nel mondo di oggi che corre, la
gente è disposta a spendere qualche pesos in più per sentirsi fare una battuta
dal commerciante di turno. Qui si scambia qualche pesos per un grazie.
Chiaramente
se sei in preda ad un attacco di fame alle 15 del pomeriggio e ti serve
urgentemente del pane, puoi anche morire di fame. Gli almacenes
rispettano la siesta. La siesta è un istituzione rispettata da
tutti,meno che dal Carrefour a 5 minuti da casa mia( che per la verità, non
rispetta nemmeno il “giorno del Signore”). La siesta non è sinonimo di “nullafacenza” o “fannullonismo” ,ma è un segno di appartenenza culturale. Si
capisce che vendere qualsiasi cosa dalle 2 alle 5 del pomeriggio in estate con
i 35 gradi di Mendoza, con la carne che sale e scende nell’epiglottide,causa
digestione lenta, è una mission impossibile. Si capisce anche che con il
suddetto caldo ,nessuno girerà per la città durante la siesta, tutti preferiscono dormire e chi non lo fa si conforma e
dorme lo stesso. Alla siesta no ci
sono eccezioni. La siesta, però,
sballa gli orari e così ,per recuperare le 2/3 ore di sonnellino pomeridiano i
venditori al dettaglio si ammazzano di straordinari e capita di trovarli aperti alle undici di
sera,così,giusto se a qualche arzilla vecchietta servisse il pane per
accompagnare la zuppa di fagioli…
Un capitolo
a parte lo merita l’ almacen del mio rione o meglio della mia zona. A dire
la verità i venditori mendosini non sembrano molto preoccupati dalla
concorrenza , per questo è facile che convivano nella stessa via 3 o 4 almacenes ,che vendono di tutto,ma tutti
lo stesso e allo stesso prezzo. IL chiosco a una ventina di passi da casa mia è
il non plus ultra degli almacenes,
l’evoluzione estrema. Non ci trovi occhiali da sole,ma annunci di lavoro
temporale, annunci di persone disperse, annunci di badanti che offrono il loro
lavoro, foto di cani e questo appeso alla porta di ingresso. Quando si è orami
dentro si nota facilmente che la fonte di reddito del negozio non sono solo i
salumi, che ormai hanno una patina di qualche centimetro di spessore,ma che la parte
del leone la fanno gli alcolici. In bella mostra su degli scaffali precari in
ordine di gradazione alcolica,dal più basso al più alto, birra, vino, liquori.
La proprietaria della florida attività commerciale, è una signora sulla
quarantina, capelli ossigenati, tipo primi anni 2000, ricci e occhiali con
montatura sottile. La descrizione potrebbe fermarsi anche qui, non c’è
nient’altro che risalta nel suo aspetto
fisico. Il nome della signora l’ho dimenticato appena me lo ha detto,ma non
credo sia importante. Per riassumere la sua personalità e catalogarla nel mio
cervello io la chiamo semplicemente “la vieja loca” (la vecchia pazza,vecchia
in senso affettivo,pazza no). E’ il tipo di persona che vale i 2 pesos in più
sul prezzo del pane. Entrare nel suo negozio è come accendere la televisione.
Sia la tv spazzatura dei giorni nostri, super gossippara e sia la vecchia tv
stile rai educational, d’informazione e di qualità. Il primo giorno quando gli
dissi di essere italiano, in un italiano maccheronico mi disse di parlare altre 3 lingue e di aver studiato
diritto. L’aggettivo pazza glielo ho affibbiato non per cattiveria,ma perché
descrive perfettamente lo stato in cui le persone finiscono se cercano di
seguire i suoi discorsi o di capire i suoi atteggiamenti. La signora passa da
uno stato di adulazione incredibile del tipo : “Pasquale(lei il mio nome lo
ricorda) ,sei un ragazzo meraviglioso, che bello che tu abbia studiato scienze
internazionali e diplomatiche,sono orgogliosa di te!” che creano una certa aspettativa e invogliano
a visitarla,anche solo per comprare del pane, a stati di noncuranza estrema.
Molte volte la scena è : signora che parla a telefono, grida a telefono, in
modo tale che tutti possano ascoltare le sue storie ed io che aspetto ,aspetto
,aspetto… per fortuna che la signora ha un buon gusto musicale. Tra una pezzo e
l’altro,mentre lei sembra prendere una pausa dal monologo telefonico,provo a
intervenire : “vorrei mezzo chilo di pane!”, lei continua a parlare ed io
continuo ad aspettare. Quando finisce,mi aspetto il solito complimento e lei,
secca e quasi scocciata per avermi visto aspettare mentre parlava a telefono : “cosa
volevi?”.
Gli orari del suo negozio , se fossero
mestruazioni, desterebbero molta preoccupazione, sono sballatissimi. Se apre la
mattina, è dalle 13 alle 14,anche lei rispetta la siesta,nel suo caso lunghissima. Riapre alle 20 quando il suo
negozio diventa taverna, grazie al tavolino di plastica con ombrellone e
annesse sedie al lato dell’entrata. Richiuderà a notte inoltrata. Quando ,una
delle poche volte che mi sono permesso di chiederle il perché degli orari a
casaccio, lei mi ha risposto : Noo è che ieri sono rimasta al negozio fino a
tardi,sono venuti dei clienti, abbiamo bevuto e poi siamo andati al parco a
fumare fiori, Tu fumi fiori? Se vuoi io ho
un amico,ti posso fare da tramite. E fu in quella situazione che capii le sue
fonti di reddito ,oltre che i suoi orari.
Quando mia
madre mi mandava a “fare la spesa”
,quando ancora c’era la lira, il resto era complicato e per arrotondare
Zie Maria mi dava una caramellina .
Qui la
caramellina è un’istituzione quasi quanto la siesta. Perfino il carrefour accanto alle banconote ,nel
registratore di cassa, ha il reparto dedicato alle caramelline. Le carramelline
in Italia servivano per sostituire gli spiccioli, qui servono come una vera
banconota. Volendo dare una spiegazione logica, si può tirare in causa
l’inflazione, che svaluta la moneta argentina anche del 30% ogni mese, quindi
come conseguenza i prezzi aumentano e non sempre “precisi”, molte volte ci sono
degli avanzi: le caramelline.
Le
caramelline alla frutta sono le più diffuse,se il resto è consistente allora
potresti portarti a casa addirittura un cioccolatino. Esistono le monete da 25
centesimi di peso,esistono da 50 cent esistono da 1 peso e persino da 2,ma sono
come le figurine Panini, impossibili da trovare. Per questo motivo se giri con
una banconota da 100 pesos (13 euro) e vuoi comprare in un almacen sei spacciato. Nessuno ti darà il cambio e in generale c’è
una specie di selezione previa. Prima di comprare i negozianti ti chiederanno:
“con quanto mi paghi?” Con 100 pesos nessuno ,se non il carrefour, ti
accetterà. Anche per questo c’è una spiegazione logica,sempre legata
all’inflazione,il governo per frenarla ritira la carta moneta in eccesso,
quindi è difficile trovare il cambio a 100 pesos, che ,tra l’altro, sono facili
da copiare. Se paghi con 20 pesos, tieniti pronto mangerai tante caramelline.
Paz ,amor y
Libertad!
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