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venerdì 21 marzo 2014

Bolivia e Coca ovvero: un viaggio allucinante.



BOLIVIA E COCA, OVVERO UN VIAGGIO ALLUCINANTE.
Premetto che il titolo non c’entra molto con il senso del post,ma suona bene. Non parlerò di come ho macinato km e km di strada grazie ad aiutini speciali. Per rassicurare mia madre: “non ho mai pippato in Sudamerica,ma anche in generale”.
Anche se quando mi parlavano del sali-scendi con un’altezza costante di 3000 metri e mi descrivevano la coca come un tocca sana ,una sorta di panacea contro tutti mali da aria rarefatta, mi immaginavo i Boliviani con i loro cappelli di lana di alpaca e lama chiusi nei bagni pubblici a tirar sù raglie chilometriche. Ma ovviamente non è così, anche se il paradosso dell’immagine mi stuzzicava molto.

La coca intesa come pianta proprio  non me la immaginavo. Rimasi stupito quando in un mercatino etnico cileno il mito si palesò davanti ai miei occhi sotto forma di foglia verde ,simile per forma e colore a una foglia di tè comune. Di straordinario in quella manciata di foglie c’era solo il prezzo, un sacchetto con  una cinquantina di grammi costava intorno ai 10 euro un’enormità visto il prezzo della coca autoctona boliviana. Ma nonostante il mio primo contatto visivo fosse stato una vera delusione rimasi più che mai convinto di provarla non appena fossi arrivato in Bolivia.
A smorzare il mio entusiamo, quando mancavano pochi giorni d’autostop “al paese dei balocchi”, ci pensò il camionista boliviano,per intenderci uno degli esponenti della categoria dei camionisti “sport illustrated”,meglio conosciuti come i collezionisti di calendari ( http://persillo.blogspot.it/2013/05/un-viaggio-ascrocco-i-camionisti.html). Tra una mostra di seno e l’altra mi confidò che non era così comune trovare gente che usava coca per l’altezza,ormai le foglie di coca erano sostituite da anonime pillole.

Dopo tutto il parlare e il sentito dire, chiaramente la prima cosa che feci una volta arrivato in Bolivia fu : Uscire a cercare  cocaina(chiaramente le foglie). Dopo la nostra scellerata scelta di attraversare in camion il confine cileno-boliviano più remoto,ci trovavamo spersi ad Uyuni: la città,si fa per dire, del Salario più grande al mondo. Nonostante le mie priorità fossero le ferite enormi che avevo un po’ su tutto il corpo,dopo la caduta in bici(http://persillo.blogspot.it/2014/01/sacarse-la-chucha.html) decisi di affrontare le strade fanghose ,potenziali serbatoi di batteri, alla ricerca della coca.

Il primo mercato a cielo aperto boliviano mi lasciò a bocca aperta. L’esplosione di colori aveva come unica rivale , in termini di strabiliante e impattante, l’esplosione di sapori e measmi(molto più measmi). Le mosche banchettavano  sulle carni in mostra dai macellai, il sangue s’appiccicava al pavimento polveroso, il sole seccava i formaggi di capra esposti ed io ,allucinato dagli stimoli sensoriali, mi dimenticavo dell’unica cosa che mi aveva spinto a superare i dolori delle ferite e la stanchezza del viaggio: La cocaina.

Nonostante tutto era difficile dimenticarsi della cocaina. Enormi sacchi di 50 kili riempivano quà e là sgabuzzini stracolmi, dai quali facevano capolino le “Choline” boliviane. Le loro trecce inconfondibili erano insieme alle mani callose e ai denti consumati il distintivo della cocalera(contadina della coca).  La professione del cocalero è diffusissima in Bolivia,chiaramente il mercato che viene soddisfatto dalla enormi quantità è quello nero delle droghe e comunque tutto quello che viene pordotto viene esportato, quello che rimane in Bolivia è la coca da masticare, il toccasana contro il male d’altitudine. Così ,giusto per informazione, il sindacato dei cocaleros è diventato sempre più influente fino ad esprimere un proprio candidato presidenziale,in questo caso l’attuale Presidente Boliviano : Evo Morales.
 Insomma le floride montagne boliviane baciate dal sole tropicale e dissetate dalle piogge torrenziali sono l’habitat perfetto per la piantina di coca,che solo una volta raffinata diventa la celberrima cocaina.

Ritornado a noi,la coca viene venduta in pacchi di dimensioni diverse,anche all’ingorsso nei vari mercati. Quel giorno usciì dal mercato di Uyuni con 300 grammi di fogliame per meno di 1 euro. Le foglie di coca sono il compagno di viaggio ideale. Togliendo il pistillo le foglie sono pronte per essere accumulate nella bocca. Le tipiche bolas(palle) ,che gonfiano le guance del boliviano medio, sono la forma ideale per assumere a rilascio lento piccole quantità di principio attivo della coca. La quantità rilasciata equivale  a qualche tazzina di caffè. Le foglie di coca sono un ottimo anestetico,appena entrano a contatto con la lingua l’addormentano, riempiendo le papille gustative di un retogusto amarognolo,ma piacevole. Gli effetti collaterali sono :
  
inappetenza,che nel caso di molti boliviani è un bene,visto i loro salari ;

 nervosismo, se assunta in grandi quantità e magari accompagnato da alcolico,  e questo è un male per i Boliviani che hanno un tasso di consumo di alcolici alle stelle, ed è stato ancora peggio per me,che mi sono ritrovato più di una volta   assidui consumatori di coca e alcol a guidare i  bus in via di rottamazione tra tornanti vertiginosi, di notte.

Paz,amor y libertad!