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martedì 25 giugno 2013

Spin off

UN  VIAGGIO A SCROCCO:
PER UN PELO.

Per un pelo è la tipica espressione che in un viaggio come il mio descrive il passaggio da una situazione x ad una y ,che sarebbe dovuta e potuta essere una situazione z,chiaramente una situazione peggiore. Un esempio potrebbe essere  quella volta che “per un pelo” alle sei e mezza del mattino il mitico camionista pinochetista ci raccattò al margine della strada evitandoci una morte per ipotermia  a 120 km dalla frontiera Chile/Bolivia a 4000 metri di altezza. Per un pelo abbiamo scampato il puma affamato nel Valle dell’Elqui.

"el Pelo"
Per un Pelo, all’inizio del nostro viaggio, abbiamo potuto conoscere il mondo dei minatori chileni e le attività mistche di Paihuano. Lo chiamavano così i suoi colleghi di bevute “el Pelo” (il capello), per l’appunto. Quando l’ho conosciuto,mi è sembrato di stringere la mano alla caricatura del Mitico Zamorano, l’ 1+8 della Magica Inter di Ronaldo e company. Con il giocatore cileno,il Pelo, aveva in comune la nazionalità e il naso gigantesco da caricatura in uno di quei mercatini che trovi nel centro o nel lungo mare di qualsiasi città balneare a fine luglio. El Pelo è l’immagine del quarantenne cileno atipico. E’ tutto il contrario del prototipo che  il modello capitalista ha cercato di costruire in Cile, un vero ribelle. Nessuno come lui e i suoi amici rompe la dialettica capitalista alienata, vivere per lavorare. Il suo paradigma è un ben più originale Lavorare per bere, la sua vita è il bere. Il Pelo beve,ma non è un alcolista. Il Pelo beve per superare la sua timidezza e per sciogliere la lingua, potendo così  esprimersi in un pulitissimo spagnolo/cileno ,che altrimenti risulterebbe incomprensibile. Ho provato a parlare con il Pelo quando era sobrio ,ma non ci ho capito niente. Il Pelo è un minatore “verde”, sa che distruggere uno dei paesaggi più belli che io abbia mai visto, scavando per cercare nell’ordine: rame, oro , argento, zolfo e magdano, magari contaminando le falde acquifere con le acque di lavaggio dei suddetti metalli pesanti, è una delle cose più abominevoli che si possa fare a madre natura. Per questo tenta di rimediare al danno bevendo vino e Pisco  ,che la madre terra gli offre ,e contribuisce a ricostruire il verde perduto,coltivando , oltre a qualche pianta di marijuana , vite e alberi da frutto nel suo giardino.

Avevo ancora la mia faccia glabra da quindicenne ,quando conobbi el Pelo. Il nostro viaggio era cominciato da pochi giorni  e già ci offriva uno dei personaggi migliori. Quando Kapok me ne parlò per la prima volta rimasi impressionato. Lui lo aveva conosciuto qualche giorno prima in una festa in cui l’età media dei partecipanti era 25-30,ma nella quale il Pelo si destreggiava benissimo. Kapok non aveva un posto dove dormire, e a Paihuano ,piccolo paesino nel pieno della Valle del Elqui , leader nella produzione del Pisco, non c’erano ostelli  e gli spiazzi lasciati liberi dal fiume erano tutti occupati da camping,che registravano il “tutto esaurito”,ma che comunque avevano prezzi inaccessibili. Non so come fece,ma Kapok riuscì a farsi ospitare nella casa del Pelo.  Quando tre o quattro giorni dopo arrivammo in casa del Pelo,noi eravamo gli ospiti di Kapok, che grazie alla sua chitarra era diventato il cantastorie ufficiale del Pelo and friends. Kapok sapeva strimpellare solo tre o quattro pezzi in Spagnolo(e tutti di Manu Chao) ,per un totale di 15 minuti,pochi,ma un’indispensabile accompagnamento all’ubriacatura. Per la proprietà transitiva : noi( in sei) eravamo amici di Kapok, kapok era amico del pelo & friends, noi quindi eravamo  gli amici del Pelo e per questo trasformammo lo spiazzale, tipo cortile interno, in un camping e montammo le nostre 3 tende. Per me fu la prima esperienza di “accampare in casa”.  Nel cortile 6 metri per 6 dopo la nostra “occupazione” c’era posto per una tavolata e per una 5 ,6 sedie, ma questo non impedì al Pelo nelle tre sere in cui rimanemmo a dormire di organizzare altrettante feste.

La casa che ci ospitava era del padre del Pelo,che la occupava durante tutto l’anno, era usata come casa relax dal Pelo ogni 15 giorni, quando il suo regime di lavoro gli imponeva una pausa. I minatori cileni hanno dei contratti di lavoro particolari, possono scegliere di lavorare una settimana di continuo  e riposarsi 3 giorni ,o lavorare 15 giorni e riposarsi una settimana. La maggior parte dei minatori vive a qualche km dalla miniera e per questo spende i suoi  giorni di bonus rilassandosi nelle sin city Cilene, tipo Chañaral. Ma el Pelo ,non può essere maggioranza e perciò ad ogni pausa lavoro percorre  i 1000 km che separano la miniera dal suo paese per riposarsi e dedicarsi alla Famiglia. Il quadretto familiare si completa con il fratello del Pelo,praticamente una fotocopia del suddetto , però senza la chioma lunga e folta del fratello. Lui è ,per età, il responsabile tra i due. Il fratello del Pelo ha una famiglia tutta sua e dei figli,ma in estate preferisce rilassarsi con gli amici al paesello ,invece di vivere il caos della città .
La casa del Pelo è un’oasi, un rifugio per i tanti festaioli , che d’estate si ritrovano nel valle del Elqui per la raccolta dell’uva. Paihuano è la capitale dell’uva, soprattutto uva da pisco. Il paesino conta con quasi un migliaio di anime, all’apparenza tranquillo, ma in realtà ,soprattutto in estate, è  una paesello del peccato,nonostante abbia solo una discoteca. EL Valle del ‘ELQUI è conosciuto per la sua misticità,grazie al fatto di trovarsi in una zona quasi vergine,senza illuminazione artificiale. La valle è disseminata di osservatori astronomici. La valle attira i turisti del mistico da anni. Ma il misticismo degli abitanti di Phaiuano si disseta con pisco e vino. Sarà per l’alcol o per la visita nel 1997 di un oggetto volante non identificato (una rooswelt Cilena), gli autoctoni del paesino sono davvero tanto sballati. Gli amici del Pelo, tutta Paihuano, più o meno tutti condividono la stessa filosofia di vita e più o meno tutti si massacrano di lavoro per festeggiare di notte. Non hanno altissimi livelli di studio,ma un ‘elevata saggezza popolare, che in una pesino desolato è sufficiente.  

C’era chi ci proponeva di passare la frontiera con l’ Argentina, scalando le Ande a cavallo,per evitare i controlli alla dogana. Tutti ci assicuravano che il cammino era affascinante e mistico e chiaramente tra i viveri per affrontare la traversata non dovevano mancare svariate bottiglie di Pisco.
C’era l’appassionato di calcio, che non potendosi emozionare con le gesta delle squadre del calcio cileno, trovava rifugio nella serie A italiana. Il tipo, che per comodità chiamerò : il malato di calcio , era già a metà bottiglia di Pisco quando mi chiese lumi sul calcio italiano. In pochi secondi la solita inutile discussione sul calcio si era trasformata in una lezione di geografia applicata. Tirò fuori una piastrella da bagno,non so dove l’avesse  trovata, e mi fece disegnare una cartina dell’Italia. Si formò un capannello di persone, che avevano lasciato la pista da ballo,i  4 metri  quadrati lasciati liberi dalle nostre tende, che si erano  interessate alla lezione di geografia. La cartina fu riempita dal “malato di calcio” con una ventina di punti, lui faceva i nomi delle squadre di calcio e io gli indicavo la  città di provenienza. E’ inutile dirlo che i 20 punti corrispondevano alle  città delle 20 squadre di calcio italiane. Tra serie A e serie B ripercorremmo la geografia del “bel paese”. La lezione sarebbe continuata anche toccando l’Unione Europea, partendo dai gironi di qualificazione all’europeo, se non ci fossero stati i lupi.
I lupi, più per l’organizzazione in Branco , che per le doti fisiche ,erano i tipici “sfigatelli” della festa, che non potendo contare su frasi ad effetto o grandi avventure da raccontare  si affidavano al classico “l’unione fa la forza” per soddisfare i lori bisogni di caccia al genere femminile. Nello specifico la preda del branco era la mia ragazza. Mentre io disegnavano , i lupi stavano saggiando   le doti di ballerina della mia ragazza. Per testare  il suo grado di “cilenità” la stavano sfidando a  ballare la cueca, il ballo  nazional-popolare cileno. Ma l’alcol aveva già offuscato la loro galanteria  e quindi sottrassi la preda ai cacciatori.
C’erano le cittadine. Dalla sera prima il Pelo e il fratello vociferavano circa l’arrivo di , e queste sono le sue parole tradotte : “ un gruppo di fiche pazzesche della Serena, delle modelle”. La Serena è la città più grande della zona. L’arrivo delle modelle catalizzò l’attenzione di tutti i lupi di Paihuano,che si concentrarono nella casa del Pelo. Le ragazze erano delle pelo laize (capelli lisci), in gergo cileno è la maniera per definire delle ragazze di alta provenienza sociale, carine e soprattutto che “se la tirano”. Il gruppo era folto. Le ragazze si mischiarono con difficoltà con la plebaglia e praticamente tutta la festa ruotava attorno ai loro bisogni. Loro stavano sedute e il 70% dei festanti si sedeva, loro si alzavano in piedi e tutti si alzavano in piedi. Quando decisero di abbandonare la festa per andare a ballare, della musica più pop in discoteca, lo decise anche lo maggior parte dei partecipanti. Il nostro personalissimo camping si svuotò all’improvviso. Rimasero il fratello del Pelo, noi e il padre del Pelo ,costante presenza delle feste.
Il papà del Pelo.
Il padre del Pelo è l’invitato speciale di ogni festa,anche se questa volta le pelo laize gli rubarono la scena. Non c’è festa senza di lui. E’ la star del tappeto di ghiaia e sassi del mitico cortile del Pelo, un Vip. L’arzillo  ottuagenario cominciava le serate di festa in sordina. E’ timido e sempre siede in disparte. Comincia a bere perché gli amici del Pelo lo costringono. Ha un bicchiere speciale, il tipico quartino da vino che i miei nonni sfoderano in qualsiasi pranzo di famiglia. L’unica differenza è che quello dell’arzillo è sempre pieno di pisco e si svuota più velocemente. Una volta rotto il ghiaccio , le sue guance si colorano di rosso e comincia la sua partecipazione alla festa. Canta musica popolare, balla(le pelo laize gli concessero l’onore del ballo) grida, fa battute e, soprattutto, beve più di tutti gli invitati messi insieme. E’ una belva. E’ una sconfitta personale svegliarsi la mattina dopo della festa con l’arzillo. Noi in generale ci svegliavamo all’una frastornati dal pisco e con nausea. Lui si svegliava due ore prima fresco e rilassato, e mangiava qualsiasi cosa.
 Quando lasciammo la casa del Pelo, scesero le prime lacrime del viaggio. L’esperienza dell’accampare in casa rimase isolata,ma sicuramente una delle migliori del viaggio.



Paz ,amor y libertad!

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