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martedì 14 maggio 2013


MENDOZA 13 maggio 2013
Autostop.( cosa fare e cosa non fare)

In Italiano si dice autostop, in inglese “hitchihiking” e in spagnolo “Dedo”. Le molte denominazioni nelle varie lingue indicano la diffusione globale della “pratica” più facile per essere trasportati gratis e magari vivere un’avventura. Quando per la prima volta alzai il dito nell’attesa  che si fermasse un qualsiasi mezzo di locomozione, tutto quello che avevo in mente era l’immagine ,più volte riproposta dai film americani, sicuramente stereotipata, del giovane capelli lunghi e chitarra in spalla in mezzo a sterminate distese di terra , ai margini di lunghe dritte strade a doppio senso. Quando adottai per la prima volta la tecnica, la realtà era un poco diversa. I giovani erano 2, la chitarra c’era(ed ovviamente non era la mia), i capelli lunghi e l’aspetto hippie anche,ma lo scenario era nettamente differente: una strada di campagna alla periferia di Valencia. Anche se l’immagine non era da film, l’esperienza fu indelebile. Il tipo,un napoletano quarantenne,con annessa consorte brasiliana, dopo avermi esposto la sua personalissima posizione sulla giustizia italiana, mi offrì 50 euro : “così ti compri un panino”. Rifiutai i soldi. I 150 km con il mio nuovo amico napoletano  mi svezzarono  completamente .Da allora sono un autostoppista.

Il  Sudamerica è luogo giusto per  il “dedo”,le sue enormi pianure, i suoi sconfinati deserti e le sue immense strade sono perfette per trasformare il “dedo” in  una filosofia di vita. Può essere l’esperienza che ti cambia per sempre. Così è facile incontrare ai margini delle strade i “mochileros”, dallo spagnolo “mocila”(zaino) , soprattutto in estate, “lottando” per accaparrarsi un passaggio e cambiare così la loro vita. Lo scenario per la mia esperienza con il “dedo” è stata la mitica Panamerica, che in Chile è la ruta 5. Si tratta di una striscia d’asfalto lunga circa 5000 km che attraversa il chile dal sud al nord ,passando per la capitale (Santiago) valicando la frontiera con il Perù per poi proseguire lungo tutto il Sudamerica. La “carretera” comincia in Chile  e finisce in Alaska per un totale di circa 28 mila km.
Dietro il semplice gesto del “dedo” si nascondono una serie di regole,non scritte, da rispettare per godere pienamente dell’esperienza uscendone vivi e magari poterla raccontare sul blog. Perché è doveroso ricordare, filosofie di vita a parte, che salire a bordo di un qualsiasi mezzo di locomozione a migliaia di km di distanza da casa non è una cosa da affrontare a cuor leggero. Senza dover pensare a possibili omicidi per mano di camionisti pazzi o a orde di omoni tatuati che ti stuprano in massa, può succedere, ma non succede spesso. Si può pensare a degli incidenti automobilistici mortali,che qui sono abbastanza frequenti, visto che il camion non è stato pensato per trasportare persone e che i camionisti sacrificano la sicurezza e la comodità per qualche “pesos”in più. L’autostoppista deve essere assolutamente flessibile, l’unico obiettivo è arrivare. Dove? Il più lontano possibile. Per questo motivo una delle doti basiche dell’autostoppista è la pazienza. Io ho impiegato 17 giorni ad attraversare il Chile da Valparaiso fino alla frontiera con la Bolivia. Nel cammino ho incontrato ragazzi con la barba lunga, che hanno impiegato più di un mese ad attraversarlo. Per accorciare i tempi di attesa sotto il sole cocente, in mezzo a deserti sterminati è bene organizzarsi. E’ indispensabile per essere presi a bordo dividersi in coppie ,se si è in più di due a viaggiare. Viaggiare solo è più mistico,ma anche  più pericoloso. Ricordo l’esperienza di supertramp (into the wild), altra deformazione hollywoodiana, che alla fine del suo viaggio muore. Siccome l’obiettivo è arrivare , avere un compagno di viaggio è fondamentale. Per andare sul sicuro è meglio essere una coppia di maschi. Non si avvicinerà nessuno uomo dall’aspetto losco, non si fermerà nessun camionista pazzo e ,probabilmente, non si fermerà nessun camionista in generale. Il mondo dell’autostop, come la chiesa, non è ancora pronta per le coppie dello stesso sesso,specie se sono uomini. La maniera perfetta di viaggiare è essere una coppia “tradizionale”, uomo e donna. Il camionista  si fermerà stuzzicato dall'idea di passare 3-4 ore di viaggio con una donna reale, invece dei soliti calendari “osè”. L’uomo sarà il deterrente giusto affinché il camionista rimanga solo “stuzzicato dall'idea "  e non tocchi o molesti. Capita e mi è capitato di vedere in giro per deserti, fiancheggiando le lunghe strade , gruppi di bionde europee( soprattutto tedesche e francesi,che sono le più emancipate)  che,tipo gita turistica, si avventurano con il “dedo”. Sfidano la sorte,ma saliranno sicuro a bordo di un camion,anche se rompono lo schema classico dell’autostop essendo più di due. Il camionista peruviano, che accompagnò me e la mia ragazza, per 400 km nel deserto dell’Atacama mi aprì gli occhi in materia di autostop. Il tipo era il tipico camionista alienato che  capita il 70% delle volte. L’unico legame con la realtà era la radio ,per il resto viveva in un mondo tutto suo. Il camion era tappezzato di calendari play boy. In una delle nostre pochissime chiacchierate mi guardò e mi disse : “siete stati fortunati,io,di solito, non prendo mai nessuno. L’altro giorno ho preso 5 ragazze bionde tedesche ,ma solo perché erano donne, io non voglio avere problemi! Oggi ho preso voi perché avevate un aspetto disperato e sembrate bravi ragazzi”. In queste 3 righe,oltre all’estremo maschilismo, il camionista ha messo in evidenza un altro punto cruciale dell’autostop : l’aspetto. Anche se fa “fico” avere la barba lunga i capelli sporchi e la puzza di sudore da uomo vissuto, in un viaggio in autostop è meglio,per quanto possibile, curare l’igiene , l’estetica  e avere un sorriso, a metà tra felicità e disperazione, tipico di un ragazzo che aspetta sotto il sole cocente da ore,ma che nonostante tutto,una volta a bordo,  regalerà tutta la sua simpatia. L’ultima appunto,per tutti quelli che prenderanno il volo e partiranno alla volta del Sudamerica è che Il 90% delle volte ,per lo meno in Chile, fare autostop, significa fermare un camion. Le “auto private” diffidano degli autostoppisti. La volta in cui si fermerà un’auto privata, sorridete .Di sicuro avete  incontrato un “ex-mochilero”. A questo punto non resta che mettersi le cinture e rilassarsi, perché l’avventura è cominciata.

Paz amor y libertad.

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