MENDOZA 13
maggio 2013
Autostop.(
cosa fare e cosa non fare)
Il Sudamerica è luogo giusto per il “dedo”,le sue enormi pianure, i suoi
sconfinati deserti e le sue immense strade sono perfette per trasformare il
“dedo” in una filosofia di vita. Può
essere l’esperienza che ti cambia per sempre. Così è facile incontrare ai
margini delle strade i “mochileros”, dallo spagnolo “mocila”(zaino) ,
soprattutto in estate, “lottando” per accaparrarsi un passaggio e cambiare così
la loro vita. Lo scenario per la mia esperienza con il “dedo” è stata la mitica
Panamerica, che in Chile è la ruta 5. Si tratta di una striscia d’asfalto lunga
circa 5000 km che attraversa il chile dal sud al nord ,passando per la capitale
(Santiago) valicando la frontiera con il Perù per poi proseguire lungo tutto il
Sudamerica. La “carretera” comincia in Chile
e finisce in Alaska per un totale di circa 28 mila km.
Dietro il
semplice gesto del “dedo” si nascondono una serie di regole,non scritte, da
rispettare per godere pienamente dell’esperienza uscendone vivi e magari
poterla raccontare sul blog. Perché è doveroso ricordare, filosofie di vita a
parte, che salire a bordo di un qualsiasi mezzo di locomozione a migliaia di km
di distanza da casa non è una cosa da affrontare a cuor leggero. Senza dover
pensare a possibili omicidi per mano di camionisti pazzi o a orde di omoni
tatuati che ti stuprano in massa, può succedere, ma non succede spesso. Si può
pensare a degli incidenti automobilistici mortali,che qui sono abbastanza
frequenti, visto che il camion non è stato pensato per trasportare persone e
che i camionisti sacrificano la sicurezza e la comodità per qualche “pesos”in
più. L’autostoppista deve essere assolutamente flessibile, l’unico obiettivo è
arrivare. Dove? Il più lontano possibile. Per questo motivo una delle doti
basiche dell’autostoppista è la pazienza. Io ho impiegato 17 giorni ad
attraversare il Chile da Valparaiso fino alla frontiera con la Bolivia. Nel
cammino ho incontrato ragazzi con la barba lunga, che hanno impiegato più di un
mese ad attraversarlo. Per accorciare i tempi di attesa sotto il sole cocente,
in mezzo a deserti sterminati è bene organizzarsi. E’ indispensabile per essere
presi a bordo dividersi in coppie ,se si è in più di due a viaggiare. Viaggiare
solo è più mistico,ma anche più pericoloso.
Ricordo l’esperienza di supertramp (into the wild), altra deformazione
hollywoodiana, che alla fine del suo viaggio muore. Siccome l’obiettivo è
arrivare , avere un compagno di viaggio è fondamentale. Per andare sul sicuro è
meglio essere una coppia di maschi. Non si avvicinerà nessuno uomo dall’aspetto
losco, non si fermerà nessun camionista pazzo e ,probabilmente, non si fermerà
nessun camionista in generale. Il mondo dell’autostop, come la chiesa, non è
ancora pronta per le coppie dello stesso sesso,specie se sono uomini. La
maniera perfetta di viaggiare è essere una coppia “tradizionale”, uomo e donna.
Il camionista si fermerà stuzzicato dall'idea di passare 3-4 ore di viaggio con una donna reale, invece dei soliti calendari “osè”.
L’uomo sarà il deterrente giusto affinché il camionista rimanga solo “stuzzicato dall'idea " e non tocchi o molesti. Capita e mi è capitato di vedere in giro per
deserti, fiancheggiando le lunghe strade , gruppi di bionde europee( soprattutto
tedesche e francesi,che sono le più emancipate) che,tipo gita turistica, si avventurano con il
“dedo”. Sfidano la sorte,ma saliranno sicuro a bordo di un camion,anche se
rompono lo schema classico dell’autostop essendo più di due. Il camionista
peruviano, che accompagnò me e la mia ragazza, per 400 km nel deserto dell’Atacama
mi aprì gli occhi in materia di autostop. Il tipo era il tipico camionista
alienato che capita il 70% delle volte. L’unico
legame con la realtà era la radio ,per il resto viveva in un mondo tutto suo. Il
camion era tappezzato di calendari play boy. In una delle nostre pochissime
chiacchierate mi guardò e mi disse : “siete stati fortunati,io,di solito, non prendo
mai nessuno. L’altro giorno ho preso 5 ragazze bionde tedesche ,ma solo perché erano
donne, io non voglio avere problemi! Oggi ho preso voi perché avevate un aspetto
disperato e sembrate bravi ragazzi”. In queste 3 righe,oltre all’estremo
maschilismo, il camionista ha messo in evidenza un altro punto cruciale dell’autostop
: l’aspetto. Anche se fa “fico” avere la barba lunga i capelli sporchi e la puzza
di sudore da uomo vissuto, in un viaggio in autostop è meglio,per quanto
possibile, curare l’igiene , l’estetica e
avere un sorriso, a metà tra felicità e disperazione, tipico di un ragazzo che
aspetta sotto il sole cocente da ore,ma che nonostante tutto,una volta a bordo,
regalerà tutta la sua simpatia. L’ultima
appunto,per tutti quelli che prenderanno il volo e partiranno alla volta del Sudamerica
è che Il 90% delle volte ,per lo meno in Chile, fare autostop, significa
fermare un camion. Le “auto private” diffidano degli autostoppisti. La volta in
cui si fermerà un’auto privata, sorridete .Di sicuro avete incontrato un “ex-mochilero”. A questo punto
non resta che mettersi le cinture e rilassarsi, perché l’avventura è
cominciata.
Paz amor y
libertad.
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